Sito di Giuseppina Soricelli

venerdì 13 gennaio 2012

I BIASES

Dallo studio delle euristiche deriva un’immagine dell’individuo come dotato di razionalità limitata. Si parla, in certi casi, di cognitive miser, di un essere cognitivamente “taccagno” o homo non-proprio-sapiens. Questo aspetto è ancor più evidenziato dallo studio dei biases. Nel processo di comprensione commettiamo frequentemente degli errori. Ciò dipende dal fatto che le euristiche, essendo processi di ragionamento semplificati, incorrono spesso in errori sistematici (ingl. biases), ovvero in deformazioni della realtà.
 Si possono distinguere due tipologie fondamentali di biases:
- biases di comprensione;
- biases di attribuzione causale.
Biases di comprensione. Quando adottiamo uno schema, per ragioni di economia cognitiva, difficilmente lo abbandoniamo. Compiamo allora un’operazione mentale che va sotto il nome di autoconvalida:una volta che ci siamo formati un’idea tendiamo a conservarla a dispetto delle prove contrarie. L’autoconvalida ha un significato funzionale o di economia cognitiva: ci permette di non dover rivedere continuamente le nostre idee e intuizioni e quindi consente ad esse di organizzarsi e di strutturarsi.
Esistono diverse strategie che possono essere adoperate anche in combinazione: sono i c.d. meccanismi o costrutti di autoconvalida:
- Assunzione selettiva di informazioni e tendenza alla conferma. È il meccanismo più semplice. Una volta scelto qualcosa, si va alla ricerca delle prove che confermano la bontà della scelta fatta anziché delle prove che non la confermano.
 Esempio: Sono convinto che la vettura acquistata abbia buone prestazioni. Sulle riviste specializzate vado a leggere tutto ciò che conferma la mia opinione e lascio perdere il resto.
 - Reinterpretazione dei fatti. È un meccanismo di autoconvalida più sofisticato e consiste nel rivedere i fatti che hanno portato a una certa teoria da un punto di vista diverso.
 Esempio: Penso che Marco sia scontroso. Alla sua festa è simpatico e gentile con me. Mi convinco che si comporta così perché vuole ottenere qualcosa da me e resto della mia idea su di lui: non è gentilezza la sua, ma calcolo.
 - Relega in un campo inattivo. Nonostante siano presenti dati che contraddicono le nostre teorie, li valutiamo come non pertinenti, cioè li isoliamo in uno spazio di ininfluenza.
 Esempio: Scopro che il presidente degli USA, da me sempre stimato, ha relazioni extraconiugali. Penso che le faccende sentimentali private in politica non contano e continuo a stimarlo.
 - Recinzione. Se ci sono dati che contraddicono la nostra teoria (o le nostre scelte), questi cadono necessariamente al di fuori dello spazio coperto dalla nostra teoria.
Esempio: L’intervento del guaritore (stregone, sciamano, mago, ecc.) è fallito. Il guaritore sostiene che il demone penetrato nell’organismo è di un tipo troppo potente, che non può essere scacciato con i mezzi di cui egli dispone. La sua magia vale per gli esseri soprannaturali fino a un certo livello e non oltre.
 - Introduzione di un elemento perturbante o interferenza. Per spiegare fatti che contraddicono la nostra teoria si introducono fattori di disturbo esterni, non prevedibili.
Esempio: L’intervento del guaritore è fallito. Il guaritore sostiene che c’è stato un altro intervento, di segno negativo, che ha interferito con il suo.
 Biases di attribuzione causale
 - Self-serving bias. La tendenza generale che le persone hanno di attribuire i propri successi a cause interne e i propri insuccessi a cause esterne va sotto il nome di self-serving bias, ossia un’autoattribuzione (dei successi) e un’eteroattribuzione o un’attribuzione esterna (degli insuccessi).
 - Group-serving biases: l’attribuzione a cause interne stabili (bravura, intelligenza, ecc.) dei successi del proprio gruppo sociale e a cause esterne instabili quelle di altri gruppi (fortuna, circostanze straordinarie, ecc.).
 - Errore fondamentale. Quando noi osserviamo e valutiamo i comportamenti delle persone, generalmente tendiamo ad attribuire tali comportamenti alle loro qualità o disposizioni più che a fattori di tipo situazionale. Questo meccanismo introduce un altro concetto fondamentale e cioè quello dell’errore fondamentale di attribuzione, con il quale si indica quella tendenza generale di giudizio che i soggetti manifestano allorché, nell’individuare i fattori che determinano il comportamento della gente, sottostimano l’impatto dei fattori situazionali mentre sovrastimano l’impatto dei fattoridisposizionali. Il soggetto tende, secondo questo principio, ad attribuire il comportamento dell’attore a sue disposizioni permanenti, come ad esempio gli atteggiamenti, senza considerare che in alcuni casi l’attore assume determinati comportamenti perché non ha la possibilità di comportarsi in maniera differente. Questo processo introduce anche un altro meccanismo molto importante e cioè la differenza attore-osservatore nei processi attribuzionali, ossia quella tendenza sistematica a spiegare il comportamento degli altri nei termini di fattori disposizionali ed il proprio nei termini di fattori  situazionali o instabili. Le persone insomma tendono ad essere disposizionaliste solo quando giudicano il comportamento degli altri, mentre le stesse persone tendono ad essere situazionaliste quando devono spiegare il proprio comportamento.


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